C’è chi arriva in Costa Azzurra per il Festival di Cannes e chi, invece, lo fa spinto da una curiosità per un mondo altrettanto affascinante: quello dei profumi.
Grasse, piccola cittadina arroccata sulle colline provenzali, è conosciuta in tutto il mondo come la Mecca dei profumi. Qui, le botaniche vengono macerate e distillate per creare essenze utilizzate non solo per profumare la pelle, ma anche i cocktail. Avete capito bene. L’idea di realizzare profumi commestibili da vaporizzare su tumbler, coppette e highball è di Emanuele Balestra, bartender all’Hotel Barriere Le Majestic di Cannes, che sul tetto coltiva da anni fiori ed erbe aromatiche da cui poi estrae essenze in laboratorio. Tutto inizia nel 2009, in uno degli hotel più belli del mondo, La Mamounia a Marrakech, dove Emanuele comincia a coltivare essenze erbacee e fiori per creare cordial e gelatine. E la passione per la botanica lo porta fino a Grasse, al Museo Internazionale della Profumeria. Da lì la collaborazione con la Maison Robertet, pioniera mondiale degli aromi naturali, e la creazione della sua linea di profumi per cocktail. Lo abbiamo intervistato, per farci raccontare di più su questo processo creativo.
Emanuele, ci racconti come realizzi i tuoi profumi?
Per estrarre le molecole da piante e fiori utilizzo una macchina ad ultrasuoni. Inizio mescolando una soluzione etilica con la materia prima, come la verbena, e la inserisco nella macchina. Le onde sonore ad alta frequenza disgregano le particelle, consentendo l’estrazione delle molecole aromatiche. Successivamente, filtro accuratamente il liquido per evitare riassorbimenti indesiderati. Procedo quindi con la distillazione utilizzando un Rotavapor, e suddividendo il distillato in quattro frazioni in base al peso molecolare. Infine, creo i miei blend combinando le diverse frazioni per ottenere il profumo desiderato, bilanciando le note aromatiche e l’intensità. Ho impiegato due anni per perfezionare questo procedimento, che oggi è brevettato.
Cosa cambia nella produzione di un profumo commestibile rispetto ad uno “tradizionale”?
Sicuramente l’utilizzo di materie prime edibili come mimosa, patchouli, vetiver e iris. A differenza dei profumi tradizionali evito l’uso di fissatori non commestibili, giocando con il peso delle molecole per ottenere lo stesso effetto. Suddivido la distillazione in parti diverse utilizzando le molecole più volatili per gli aromi e quelle più pesanti per i profumi, creando così una gamma bilanciata, persistente e sicura.
Hai mai sperimentato l’uso di profumi insoliti o non convenzionali?
Preferisco procedere con cautela, evitando terreni poco familiari. Anche se mi affido a materie prime edibili e apparentemente innocue, è essenziale fare ricerca e prestare attenzione ai dettagli, specialmente in campo botanico. La salvia o"cinale, ad esempio, se tagliata troppo corta aumenta la frequenza cardiaca. Quindi preferisco non improvvisare e collaborare con esperti come Robertet per assicurarmi che ogni aspetto del mio lavoro sia curato e preciso. La natura è un universo vasto e imprevedibile.